SERVIZIO DI LUCACCHINI STEFANO
Pubblicato sulla rivista Pescare
Il temolo è una delle prede più ambite per noi pescatori a mosca, per ingannarlo occorrono piccole imitazioni, precisione di posa e di lancio, ma soprattutto l’imitazione deve arrivare al pesce prima del finale, insomma un’insieme di difficoltà che mettono alla prova il pescatore. Navigando in internet vengo a conoscenza di un trofeo che ci si svolge nelle acque di oltralpe , denominato “temolo d’oro” in palio ci sono mille euro, la misura minima del pesce per la qualificazione è di 50 cm, le catture vanno fotografate affiancate ad un metro che ne attesti la reale lunghezza, la tecnica consentita è quella della mosca, sia secca che ninfa, con massimo di due imitazioni. Il concorso si svolge pescando solo ed esclusivamente nelle riserve dell’Aktiv Hotel Gargantini e nei fiumi Drava Grande, Gail, Sorgiva e Vellach. Dopo una breve visita sul sito in questione e vista la bellezza dei luoghi e gli splendidi esemplari di pesci decido di concedermi qualche giornata di pesca insieme all’amico Massimiliano che oltre a rallegrarmi con la sua compagnia, mi aiuterà anche per le foto. Iniziano i preparativi per la trasferta, diversi giorni passati davanti al morsetto costruendo ninfe, emergenti, secche e streamer, è il momento di dedicarsi all’attrezzatura, le canne che ho deciso di portarmi dietro sono una 7’6” per coda 3, una 8’ coda 4, una 9’ coda 5, una Miles bamboo 7’6” coda 5 ed una 9’ per coda 8 da destinare alla pesca con lo streamer. Code Floater DT del 3 e del quattro da destinare alla pesca in superficie, una DT 5 floater ed una DT 5 con punta affondante per la ninfa.
Per lo streamer una WF floater del 9, un mulinello con quattro bobine, che solitamente uso per le cheppie su cui ho montato una UnidformSink del 9 IV grado di affondamento, due shooting taper, una del 9 III grado di affondamento ed una 10 IV grado di affondamento, ed infine una Rio T14, quest’ultime montate con l’Amnesia come running line. Per usare magari in acque più tranquille un’intermedia del 9 dove è possibile applicare uno spezzone affondante in punta. L’attrezzatura è a posto e non ci resta che partire per questa nuova avventura di pesca in Carinzia. Andremo ora ad analizzare ogni fiume nel dettaglio, parlando delle attrezzature specifiche per affrontarlo al meglio, canne, code, mulinelli e naturalmente mosche.
LA DRAVA GRANDE (RISERVA HUCHO)
In questo tratto, la Drava, assume le caratteristiche di un grosso torrente di fondovalle, con acque molto veloci, che risentono dello scioglimento delle nevi, in estate i livelli sono molto alti, il periodo migliore per affrontarlo è l’autunno, cominciando dai primi di novembre, infatti a causa del freddo i livelli si abbassano notevolmente, dandoci la possibilità di poter entrare tranquillamente in acqua per svolgere l’azione di pesca; anche la corrente diminuisce un poco, permettendoci di alleggerire le attrezzature, specialmente quelle destinate alla ninfa. Il tratto di riserva da noi sondato è lungo 8 chilometri, si può pescare sia a spinning che a mosca, naturalmente nel rispetto del no kill, usando ami privi di ardiglione, e con un massimo di tre mosche. Queste acque sono definite a salmonidi e sono presenti trote fario, trote iridee, hucho e temoli in grande quantità con esemplari che superano abbondantemente i 50 cm, la gestione non fa immissioni ed il pesce che vi troviamo lo possiamo definire autoctono, selvaggio, e non facile da catturare, bisogna mettere in pratica tutta la nostra esperienza, e il nostro bagaglio tecnico per catturare qualche bell’esemplare. La pressione di pesca, per scelta della gestione, non è affatto elevata, infatti in questo tratto lungo ben 8 chilometri il numero massimo di pescatori giornalieri è di quattro, pochissimi rispetto alle altre realtà in cui siamo abituati a pescare. Le sensazioni che si provano appena ci si accinge a pescarvi sono quelle di un fiume ricco, capace di regalarci pesci da record. Vediamo adesso le attrezzature consigliate per affrontarlo al meglio, partendo dalla ninfa per poi arrivare alla secca. Pescare a ninfa in queste correnti non è semplice, e abbiamo bisogno di attrezzature medio pesanti, canne dai 9’, 9’6 o 10’ per coda 5-6, personalmente pescavo con 9’ coda 5, ma con una coda 6 l’azione di pesca sarebbe stata molto più semplice, visto che abbiamo dovuto appesantire le nostre lenze con piombi, da un minimo di 2 grammi fino ad un massimo di 4, questo particolare vi può far capire la forza della corrente. Lo strike indicator non è indispensabile, basterà colorare di rosso la calzetta di connessione fra coda finale, lo si può fare, usando l’apposita vernice per galleggianti, che si trova comunemente nei negozi di pesca, oppure , con l’ausilio di un pennarello indelebile coloriamo la calzetta e ricopriamo il tutto con un velo sottile di attack; una volta in pesca, e dopo aver siliconato bene questa parte di connessione, funzionerà come un vero e proprio strike indicator, comunque se la profondità lo permette, possiamo usare anche un ciuffetto di polipropilene di colore rosso o fluo, un indicatore molto visibile e facile da costruire. Il finale da me usato per la ninfa e che consiglio è un conico di 9 piedi, che andremo a tagliare nella parte terminale dove il diametro raggiunge lo 0,20, creeremo una micro asola dove fermare il tippet del 0,18 in fluorocarbon., con tre ninfe montate su braccioli. Per evitare che il filo si aggrovigli, sia durante l’azione di lancio che in quella di pesca a causa della forte corrente avremo bisogno di braccioli abbastanza corti, massimo 10cm , distanziati di circa 12, 13 cm l’uno dall’altro. Uno degli stratagemmi che ho usato per dare maggior rigidità ai braccioli è quello di immergere quest’ultimi per alcuni secondi in acqua bollente, lo shock termico non altererà la tenuta del fluorocarbon, ma lo renderà più rigido permettendoci di lanciare e pescare con maggiore tranquillità, ma sopratutto in questo modo saranno le ninfe a scendere per prime, e solamente in un secondo momento il finale ed i piombi, cosa essenziale in questa tipologia di pesca Le ninfe con cui abbiamo avuto maggiori risultati sono state quelle con colorazione tendente all’arancio, montate su ami del 14 – 16 senza ausilio di piombatura, dando così un movimento più naturale alle nostre imitazioni. Le altre colorazioni non sono state molto efficaci con i nostri amici temoli, quindi consiglio di montarne tre con colorazioni similari e tendenti naturalmente all’arancio. A pochi centimetri dall’ultimo bracciolo, quello più in basso per intenderci, andremo a formare un’altra microasola, utile per fissare uno spezzone di nylon di diametro inferiore su cui applicare i pallini di piombo per appesantire la lenza. Naturalmente la scelta di un filo di diametro inferiore servirà ad evitare di perdere le nostre preziose ninfe nel caso di eventuale incaglio sul fondale, nella maggior parte dei casi lasceremo nell’ appiglio lo spezzone terminale con i piombi. In alternativa potremmo usare dei tubicini in materiale plastico termosaldante, dove inserire i nostri piombini , con l’ausilio di un comune accendino, salderemo le due estremità, in una di queste creeremo un piccolo foro dove fissare la nostra lenza, una sorta di zavorra usata per la pesca a camolera denominata “temolino” , naturalmente prepareremo questa tipologia di piombi a casa in modo da non perdere tempo in azione di pesca, costruendone di grammature diverse, tenendo sempre conto che per la Drava il peso ideale per mantenere in pesca perfettamente la nostra lenza varia dai 2 ai 4 grammi. Non occorreranno lunghi lanci, i temoli stazionano già a pochi metri dalla riva, e soprattutto è importante sondare bene quelle parti d’acqua vicino alle prismate, ve ne sono parecchie in Drava e lì stazionano i temoli più grandi. Per la secca possiamo pescare con canne che vanno dai 7’6” fino agli 8’6”, personalmente il primo giorno ho pescato con una 8’ per coda 4, mentre il secondo giorno con una Mile’s Bamboo Rod modello Sesia una 7’6” per coda cinque abbinata ad un mulinello large arbor con coda del quattro, la canna ideale sia per la pesca dei temoli che per queste acque. Finali a nodi molto lunghi , circa 6 metri 6 metri e mezzo compreso il tippet dello 0,14, come mosche delle emergenti in cul de canard con corpo in filo di montaggio, su ami grub del 16- 18, plecotteri con ali in stripped goose e cul de canard e corpo in filo di montaggio nero o marrone scuro, su ami grub del 14-16, le classiche red tag montate su ami del 16.18 a cui avevo apportato una modifica sostituendo il collarino in hakle di gallo ad un ciuffetto di cul de canard, hanno funzionato bene anche le classiche Valtellina o Arpo su ami grub 16 -18, grande soddisfazione mi ha dato anche un’emergente con ala in cul de canard e con il corpo creato da una fibra di flashabou di color pearl.
Nei momenti in cui i temoli stavano iniziando a mangiare sotto la superficie ho pescato in dropper abbinando alla mia imitazione secca un piccolo spider montato su amo del 18 con corpo esile in filo di montaggio arancio e rigaccio nero e hackle in petto di pernice distanziate l’una dall’altra di circa 15-20 centimetri. Le bollate vere e proprie nel periodo in cui ho affrontato il fiume io, e cioè verso i primi di novembre iniziavano alle dodici circa per prolungarsi fino alle 17, il fiume si animava di innumerevoli cerchi d’acqua provocati dal cibarsi in superficie dei pesci, in questi momenti è importante scegliere il pesce su cui cominciare a pescare, dedicandosi esclusivamente a quello, non facendosi distrarre dalle altre bollate. A questo punto bisogna posizionarsi perpendicolari all’asse del fiume, leggermente più a monte rispetto alla posizione del pesce, e lanciare diagonalmente, in modo da far arrivare sulla bollata, prima la mosca e poi il finale. E’ possibile pescare i temoli anche a risalire, cioè lanciando controcorrente, con l’ausilio di lanci curvi, facendo così arrivare la mosca prima del finale, tecnica che uso raramente, questo perchè quando la coda si poggia sull’acqua tende a spaventare maggiormente i pesci. Nelle due giornate sulla Drava sono usciti dei bei temoli, alcuni superiori ai 50 centimetri, ma la media andava dai 35 ai 45 centimetri, anche alcune iridee e qualche fario, tuttavia la nostra uscita non era mirata a quest’ultime, ma bensì ai grossi temoli, che stazionano in abbondanza in queste acque.
FIUME GAIL
Un tratto di fiume formato da raschi veloci e grosse buche profonde, anche qua la corrente è abbastanza sostenuta, direi che le attrezzature per affrontarlo sono similari a quelle per la Drava, con la differenza che nel caso specifico della ninfa potremmo ridurre la piombatura,infatti la corrente ,pur essendo abbastanza forte, non raggiunge quella della Drava Grande. Vi sono presenti Temoli, Trote e Huco. Abbiamo affrontato questo tratto esclusivamente a secca, nei raschi, con ottimi risultati catturando una buona quantità di pesci. Per cercare di insidiare prede di grandi dimensioni, nella battuta di pesca abbiamo utilizzato imitazioni leggermente più grandi, cercando di essere in questo modo più selettivi, montando mosche anche su amo del 12, come Royal Coachman, parachutte, attila Killer ecc. ottenendo ottimi risultati, anzi devo dire che sono state molto più catturanti delle classiche imitazioni per temoli montate su ami del 16-18 . Nonostante questo anche i temoli di 20-25 centimetri non si sono fatti intimidire dalle dimensioni delle mosche. Canne mulinelli e finali sono gli stessi che abbiamo usato in Drava. Un fiume bellissimo con bei pesci ,acque trasparenti e la possibilità di catturare anche qua il pesce dei nostri sogni.
CHALK STREAM, SORGIVA
Dopo tre fruttuose giornate di pesca alla ricerca del “temolo d’oro” in fiumi molto tecnici, decidiamo di provare la Sorgiva, appena vi si arriva, non si può che rimanere affascinati dalla bellezza del posto e dalla trasparenza del chalk stream. Acque lente che scorrono attraverso una lussureggiante vegetazione, un contrasto incredibile tra il verde degli erbai, il bianco del fondale, l’azzurro dell’acqua e gli alberi oramai tinti dei caldi colori autunnali, uno spettacolo cromatico che ancor oggi a ripensarci mi lascia incantato. Scendiamo fino all’inizio della riserva, dove il chalk stream si immette in un grosso lago, inizialmente l’acqua è un poco profonda, ma poi gradualmente si attesta su gli 80- 90 cm, bisogna fare molta attenzione nello scendere in acqua, la limpidezza di quest’ultima inganna ed a volte sembra più bassa di quanto si creda, vi consiglio di misurarla magari usando la canna da pesca, onde evitare spiacevoli inconvenienti , come un bel bagno fuori stagione. L’attrezzatura ideale per questo tratto di fiume è costituita da canne che vanno dai 7’ 6” fino agli 8’ per la secca e canne 9’,9’6” per la ninfa e lo streamer. Decidiamo di montare due canne una destinata in un primo momento alla ninfa ed una per la secca da usare in un secondo momento, quando cioè il sole comincia a scaldare l’ambiente ed iniziano a vedersi le prime schiuse. Quindi montiamo una nove piedi abbinata ad un mulinello semiautomatico AT con una coda del quattro, la scelta di questo tipo di mulinello deriva dal fatto che sul fondale ci sono parecchi erbai dove la coda potrebbe rimanere incastrata, avendo a disposizione invece un mulinello semiautomatico eviteremo tutto ciò.Come indicatore di abboccata la solita calzetta di connessione colorata di rosso a cui avevo abbinato un finale conico da nove piedi tagliato all’incirca dove il diametro del filo raggiunge uno 0,22, in quel punto creiamo una microasola, dove andremmo ad apporre il tippet in fluorocarbon dello 0,14, non consiglio di scendere al di sotto di questa misura, dal momento che ci sono bei temoli ma soprattutto trote di taglia veramente ragguardevole. A circa 20 centimetri dalla fine del tippet, andrò a formare un corto bracciolo, per eseguire questa semplice operazione bisogna prendere un spezzone di filo che diverrà il nostro bracciolo, in questo caso dello 0,14, sempre in fluorocarbon, lo allineiamo al tippet e con l’ausilo del sugeron knot, creeremo il nostro bracciolo, tagliamo l’eccedenza di filo, naturalmente lo spezzone di filo in direzione del finale, a questo punto taglieremo il bracciolo di una lunghezza di 12-15 cm circa ed all’estremità del tippet andremo a formare una piccola asola. Il nostro finale è pronto non resterà che legare la ninfa ed un corto spezzone di nylon di un diametro inferiore a quello usato per il tippet dove andare a porre i pallini per appesantire la nostra lenza. Questo stratagemma ci servirà ad appesantire la lenza e nel caso si dovesse rimanere aggrappati al fondo, a salvare la nostra ninfa ed al limite perdere solamente la zavorra. La scelta di porre la zavorra nel modo sopra descritto mi servirà inoltre perchè solitamente cerco di non appesantire le ninfe con sferette in ottone od addirittura in tungsteno o con sottocorpi in piombo, in modo che si possano muovere nella maniera più naturale possibile, con questo non voglio dire che non uso le gold-head, ma quando posso preferisco usare ninfe leggere. Infatti monto sul corto bracciolo una classica Pheasant Tail, abbinando un piccolo pallino del 6 che permetta alla leggera imitazione di raggiungere il fondo. I lanci devono essere corti e mirati, sondando le zone vicino ai folti erbai ed al sottoriva, le catture non si fanno attendere, infatti un timido temolo si fa ingannare dalla mia piccola imitazione in coda di fagiano, durante il breve percorso effettuato a ninfa, circa 500 metri, abbiamo catturato diversi pesci , temoli di medie dimensioni qualche fario ed alcune bellissime iridee. Il sole comincia a farsi sentire, e scaldare l’acqua, è il momento di cambiare attrezzatura e dedicarsi alla secca, ritorniamo alla macchina e montiamo una 8 piedi per coda quattro alla quale abbiamo abbinato un mulinello large arbur con una coda DT floater del 3, un finale a nodi sui cinque metri con un tippet dello 0,14. Entriamo in acqua nel punto da cui siamo usciti per continuare l’azione di pesca, è in atto una schiusa di effimere non molto grandi, scelgo dalla scatola un imitazione similare , e per l’esattezza un’emergente con ala in cul de canard marrone chiaro e corpo in filo di montaggio di colore beige montata su amo del 18. Le prime bollate cominciano a farsi vedere, e dopo pochi lanci il primo temolo si fa ingannare dalla mia imitazione, e subito viene rilasciato facilmente grazie all’ausilio di ami privi di ardiglione. In questi momenti ci si rende veramente conto della quantità di pesce presente in questo piccolo corso d’acqua, tanto che nelle circa due ore di frenetica attività di superficie riusciamo a percorrere circa 100- 150 metri, catturando una notevole quantità di pesci fra cui temoli di taglia media dai 35 fino ad un massimo di 45 cm e trote sia fario che iridee veramente grandi. Le bollate cominciano a farsi sempre più sporadiche così decidiamo di provare in caccia e vista la presenza di abbondante vegetazione montiamo dei grossi terrestrial, io provo con una Madam X un grosso attractor in pelo di cervo montato su amo a gambo lungo dell’8 e Massimiliano , il mio compagno di pesca in questa avventura una cavalletta, indirizzando i nostri lanci nei pressi del sottoriva, i risultati non si fanno attendere e subito ho in canna un grosso maschio di fario, anche Massimiliano sta combattendo con un bell’esemplare di trota, che dopo le foto di rito rilasciamo. Continuiamo a risalire il corso d’acqua catturando esemplari di grossa taglia sia di fario che di iridee . Analizzando l’andamento della giornata e volendo dare un consiglio a chi volesse affrontare questo tratto, potremmo suggerire di pescare esclusivamente con dei terrestrial di grosse dimensioni, sia in pelo naturale che in foam, infatti i pesci più grandi sono stati presi utilizzando questa tecnica, inoltre è meglio utilizzare tippet di grosse dimensioni, le trote sono veramente grosse e combattive, non scendete al di sotto dello 0’20, noi pescavamo con uno 0,25. Purtroppo non abbiamo provato la tecnica dello streamer che presumo selezioni ancor di più la taglia dei pesci facendo uscire allo scoperto esemplari ancor più grossi, comunque ci siamo ripromessi di ritornarci e provare anche questa tecnica.
TORRENTE VELLACH
E’ il nostro quinto giorno in Austria, e dopo aver pescato sulla Drava Grande, sul Gail , e in sorgiva è la volta ti provare questo torrente, in cui sono presenti in abbondanza temoli, trote fario e bellissime iridee. Dopo aver percorso circa quaranta minuti di macchina dal nostro alloggio all’Aktiv Hotel, giunti all’inizio del tratto di riserva lungo 4,5 km ci fermiamo a vedere la conformazione del torrente in modo da decidere con quale attrezzatura pescare. Lunghi raschi alternati a lunghe lame e piccole buche di media profondità, mi fanno decidere di montare una canna 7’6” per coda tre, leggera e maneggevole, mi potrà permettere di effettuare lanci precisi anche sotto alla vegetazione che costeggia l’acqua, possibile tana di qualche bell’esemplare. Il finale è sempre abbastanza lungo, 5,5 m con tippet dello 0,14 dove lego una Royal wollf su amo del 14. Ingrassato il finale, sgrassato il tippet e siliconata ben bene la mosca è il momento di scendere in acqua per iniziare la nostra giornata di pesca, in questa tipologia di acque è bene sondare ogni parte del torrente ma in maniera molto accurata i sottosponda, dove normalmente trovano riparo i pesci. Per il momento non ci sono ancora insetti, ma la strategia da noi adottata di insistere nei pressi dei sottosponda ci regala subito le prime catture dapprima una bella iridea da me catturata, poi Massimiliano con una fario di buona taglia. Risaliamo il fiume pescando affiancati e sondando minuziosamente tutta l’acqua di fronte a noi, naturalmente ci alternandoci le sponde, visto che uno dei due era costretto a pescare di rovescio. La conformazione del torrente mi ricorda in alcuni tratti il Nera, ed in altri l’Aveto, con la differenza che non vi è pressione di pesca , infatti si pesca in tutta tranquillità, eravamo gli unici due pescatori per quella giornata, questa è una lodevole scelta da parte della gestione, infatti sapere che nessuno ti sta pescando davanti, che girata la curva non trovi pescatori ti dà la possibilità di vivere la giornata in tutta tranquillità, toglie ogni tipo di ansia , e devo dire per noi pescatori Italiani è una cosa del tutto nuova, dal momento che siamo abituati a pescare in fiumi con eccessiva pressione di pesca, il tutto a discapito del pescatore e dei pesci. Intanto, nel procedere ,le catture si susseguono e si iniziano a vedere anche dei piccoli insetti sull’acqua, è il momento di fermarci ,trovare una bella lama e dedicarci alla pesca su bollata. Trovata la giusta lama ci posizioniamo distanziandoci di circa una quindicina di metri l’uno dall’altro in modo da non disturbare i pesci e poter tranquillamente svolgere entrambi la nostra azione di pesca. .Gli insetti cominciano ad essere numerosi in superficie, cerchiamo di individuare di cosa si tratta tentando di catturane qualcuno, piccole effimere di color verde, scelta l’imitazione rassomigliante incominciamo a lanciare, dal tipo di bollate ci accorgiamo che ci sono parecchi temoli in attività, in questo caso bisogna cercare di far arrivare la mosca sopra la bollata facendo attenzione che arrivi prima quest’ultima del finale, per cui ci spostiamo a monte di qualche metro e lanciamo in obliquo a scendere, ma riusciamo ad ottenere solamente dei rifiuti, molto probabilmente i pesci stanno mangiando gli insetti in schiusa appena sotto la superficie dell’acqua, quindi abbino alla mia secca uno spider su amo del 18 in dropper, cioè legando uno spezzone di nylon del diametro del tippet lungo circa 15-20 cm sulla curvatura dell’amo con un nodo Uni e l’altra estremità allo spider, dopo aver bagnato ben bene la seconda imitazione, cioè quella sommersa di modo che lavori alcuni centimetri sotto il pelo dell’acqua, iniziamo a lanciare. La scelta è stata azzeccata ed infatti alla seconda passata catturo un bel temolo, continuando sempre con la solita tecnica riesio a prendere altri temoli ed alcune iridee.Cambiamo posizione e ci spostiamo in un’altra lama, mantengo la solita montatura , ma subito noto che le catture questa volta sono tutte sulla mosca secca, per cui tolgo lo spider e continuo l’azione con una sola mosca, diverse catture si susseguono, ma non siamo ancora riusciti a prendere pesci di taglia interessante. Decidiamo di continuare a risalire il fiume, provo a cambiare mosca e a mettere un’ imitazione leggermente più grande, indirizzando l’azione di pesca nei sottoriva, dove sono certo si possa nascondere un bell’esemplare, la mia caparbietà viene premiata ed un bel temolo sopra i quaranta centimetri si fa ingannare dalla mia attila killer montata su amo del 14. Risalendo ,il torrente cambia continuamente conformazione, mettendoci nella condizione di dover sempre cambiare strategia, di doverci continuamente adattare all’ambiente, magari in alcuni casi accorciando il finale in altri allungandolo, formando grosse buche da sondare a ninfa, lunghe lame di acqua lenta dove usare piccole imitazioni, forti correnti dove aumentare le dimensioni delle mosche, tutto questo ci mette alla prova ,ma soprattutto in questi casi bisogna essere versatili e adattarsi alle situazioni. Giunti al limite della riserva siamo veramente sazi, sia io che Massimiliano ci siamo diverti veramente tanto, abbiamo catturato tanti pesci ed alcuni anche di taglia ragguardevole. Ritornando sui nostri passi per raggiungere l’auto mi lascio sopraffare dall’ammirazione per il paesaggio che mi circonda, una natura selvaggia incontaminata, gli unici rumori oltre ai nostri passi sono quelli della natura, le sensazioni che vivi in questi momenti sono uniche, ti fondi completamente con tutto ciò che ti circonda, e niente riesce a distrarti, ti sembra di attraversare ambienti in cui l’uomo non ha mai messo piede, sono momenti in cui riesci a godere di cose semplici e vere.
TORRENTE ROSSEMBACH
E’ il nostro ultimo giorno di permanenza in Carinzia, domani si riparte per l’Italia, decidiamo così di tentare un itinerario nuovo, il Rossembach un piccolo torrente dove sono presenti iridee Fario e salmerini. Il classico torrente con acque veloci salti d’acqua e piccole buche, l’attrezzatura ideale per affrontarlo è senza ombra di dubbio una 7’6” per coda 3, in questi ambienti solitamente uso un mulinello semiautomatico, mi agevola molto nell’azione di pesca, infatti durante i continui spostamenti , azionando la leva che regola il meccanismo interno,la coda si riavvolge automaticamente nella bobina, evitando così che possa rimanere incastrata in vari ostacoli o ancor peggio , che magari presi dalla frenesia della pesca la si possa calpestare con gli scarponcini, danneggiandola in maniera irreparabile. Abbino quindi alla canna il mio AT semiautomatico con coda del tre , finale da 5 metri con tippet dello 0,14, a questo punto non mi resta che stirare il finale con le mani per eliminare le spire che il filo forma stazionando nella bobina, ingrasso con un poco di Mucilin, fermandomi appena sopra il tippet, che assolutamente non deve essere ingrassato. Questi ambienti caratterizzati da acque veloci si affrontano solitamente con mosche da caccia che abbiano come caratteristica una buona galleggiabilità ed un ottima visibilità, quelle che prediligo sono le Royal Wullf , ed infatti ne monto una ed una volta siliconata inizio l’azione di pesca. Qua i pesci non sono di grandi dimensioni, ma ve ne sono tantissimi, tutti perfetti, ben pinnati e dalle splendide livree. Un tratto per gli appassionati del piccolo torrente, che non offre catture di taglia ragguardevole, ma che merita senza ombra di dubbio di essere testato, naturalmente è un’alternativa alle altre riserve che possono regalarci grosse sorprese.
CONCLUSIONI
In questi sei giorni dedicati esclusivamente alla pesca nelle acque della Carinzia, abbiamo avuto la possibilità di sondare diverse tipologie di acque, da quelle veloci e molto tecniche della Drava Grande, a quelle della Gail , ad acque tranquille come quelle della Sorgiva, dove stazionano, oltre a bellissimi temoli, trote iridee e fario di grandissima taglia,un classico chalk stream immerso in una lussureggiante natura , abbiamo goduto dell’aspetto selvaggio del Vellach, dove riscoprire il sapore della natura vera, aspra, concludendo con le acque di un classico torrente, una vacanza dove la pesca si può vivere a 360° scegliendo giorno per giorno, a seconda delle proprie esigenze, in che ambiente pescare e sopratutto la tipologia delle prede a cui rivolgersi, acque ricche, riserve dove la pressione di pesca è inesistente, dove i pesci sono ancora selvaggi, ed ogni cattura bisogna sudarsela. Pescare anche solamente un pesce in queste acque è una vera soddisfazione, infatti ce lo siamo guadagnato grazie alla nostra esperienza e alle capacità tecniche. Sono rimasto veramente ben impressionato da questi itinerari, anche se sinceramente devo dire che la Drava mi ha dato delle sensazioni molto forti, vedendo lo scorrere delle acque, la sua conformazione, la sua natura si ha come la percezione che lì possa nascondersi il pesce dei nostri sogni. Comunque ci siamo ripromessi di ritornare, magari in inverno per tentare la cattura di un grosso Hucho, oppure in primavera ai lucci dal belly-boat, per ora accontentiamoci di questi bei ricordi che rimarranno indelebili nelle nostre menti.